La Comunità Europea ha previsto un piano da 750 miliardi di euro da convogliare verso i paesi UE, che si articola in diversi strumenti, il principale dei quali si chiama Recovery and resilience facility, prevedendo un sostegno finanziario ai paesi comunitari pari a 560 miliardi. Il piano per il rilancio (Next Generation EU) ha l’obiettivo dichiarato dal presidente della Commissione UE, di trasformare «l’immane sfida di oggi in possibilità, non soltanto aiutando l’economia a ripartire, ma anche investendo nel nostro futuro: il Green Deal europeo e la digitalizzazione stimoleranno l’occupazione e la crescita, la resilienza delle nostre società e la salubrità dell’ambiente che ci circonda».

Il meccanismo di finanziamento è il seguente: l’Europa emette debito per 750 miliardi di euro, forte del suo elevato merito creditizio. Si tratta di bond a tripla A di lungo periodo, con rimborso agli investitori dal 2028 al 2058. Questi soldi vengono poi distribuiti agli Stati Membri, attraverso diversi strumenti. Il più importante è il Recovery Fund (per esteso, Recovery and Resilience Facility), che distribuisce agli Stati 560 miliardi di euro, per sostenere investimenti e riforme «anche nell’ottica della transizione verde e digitale e per la resilienza delle economie nazionali, assicurandone il collegamento con le priorità dell’UE» segnala il comunicato UE.

Le condizioni per ottenere i fondi sono diverse, nel senso che i diversi Paesi presentano dei piani e si impegnano ad attuarli, nel caso in cui non ci riescano perdono i soldi, in base al seguente meccanismo: i finanziamenti arrivano in diverse rate, legate a precisi obiettivi del piano, chi non li rispetta perde la rata successiva. Gentiloni ha sottolineato che i Paesi potranno presentare i piani già con i programmi di bilancio di ottobre. A regime, invece, la presentazione avverrà come di consueto con i piani di aprile.

«Tutti gli Stati membri avranno accesso al sostegno, che tuttavia si concentrerà verso quelli che sono stati colpiti più duramente e in cui più acuto è il bisogno di aumentare la resilienza». Il Recovery Fund, ha aggiunto il vicepresidente della Commissione europea, si concentrerà sui Paesi più colpiti e con le maggiori esigenze. Per determinare l’importo da assegnare ai vari Paesi si terrà conto di diversi criteri: la prosperità relativa e il tasso medio di disoccupazione.

Gli Stati che vorranno beneficiarne dovranno preparare dei piani di recupero e resilienza e potranno farlo ogni anno nel mese di aprile, con i loro piani di riforma nazionali oppure prima, nell’ottobre dell’anno precedente, insieme ai progetti di bilancio». Quindi, il primo appuntamento utile sarebbe appunto il prossimo mese di ottobre. «I piani saranno poi sottoposti al vaglio della Commissione. Quando presenteranno i piani nazionali i Paesi dovranno spiegare come hanno intenzione di contribuire alle priorità identificate nel semestre europeo e così si potrà verificare se la spesa sia mirata e utilizzata nel modo corretto.

Le priorità definite a livello europeo si tradurranno anche in pratica a livello nazionale. I Paesi dovranno assumersi tutte le responsabilità per le loro riforme». E’ sostanzialmente questa, par di capire, la misura fondamentale di condizionalità: i paesi fanno i propri piani di rilancio su base volontaria, senza intromissioni europee, ma c’è una clausola rigida sull’impegno a rispettare i piani presentati.

Come si vede, non sono finanziamenti destinati ad arrivare in tempi brevissimi (anche perché terminato l’iter politico inizia quello pratico, con l’emissione dei bond). Gentiloni ha anticipato le tempistiche attualmente previste: il 60% dei contributi a fondo perduto dovrebbe essere assegnato entro fine 2022. Il resto entro fine 2024. I prestiti dovrebbero partire dal 2024.

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