Le RSA hanno avuto in questi ultimi mesi una crescente attenzione da parte dei servizi sanitari regionali.
Prima della pandemia per Covid-19, le RSA erano per lo più sconosciute e troppo spesso impropriamente evocate come ospizi o case per anziani. In realtà si tratta di strutture protette che accolgono e prestano cure a soggetti per lo più ultrasettantenni non autosufficienti, fornendo loro un’assistenza di tipo socio-assistenziale tipicamente post evento acuto. Il progressivo diffondersi del Coronavirus anche in Italia, ha tragicamente evidenziato la loro vulnerabilità ma anche impreparazione alla gestione del rischio clinico.
Le RSA rispondono a un bisogno specifico della persona anziana diventata fragile, attraverso un’assistenza sia medico-sanitaria con un focus sulla riabilitazione, che di mantenimento emotivo-psicologico, il tutto in un contesto abitativo protetto con una valenza residenziale alberghiera.
Quando la famiglia non è più in grado di prestare al proprio domicilio l’adeguata assistenza ad un soggetto fortemente compromesso, malgrado l’eventuale aiuto di un/una badante, si vede costretta a indirizzare la persona cara presso una RSA, sia attraverso frequenza diurne, ricoveri temporanei di sollievo o soggiorni a lungo termine.
Nelle RSA, la percentuale di anziani residenti ultra ottantacinquenni si avvicina al 74%, evidenziando che l’età media di ingresso si è progressivamente elevata nel corso degli ultimi anni, attestandosi a circa 88 anni.
Questo, a sua volta, ha causato un aggravamento significativo dello stato di salute medio degli ospiti in RSA. Gli anziani entrano RSA quando il loro stato di salute è ormai molto compromesso con diverse patologie croniche, e un aumento del grado di dipendenza, demenza senile, non autosufficienza motoria e cognitiva.
Tali condizioni richiedono un’assistenza sempre più specializzata
La fragilità di questi pazienti affetti spesso da più patologie e trattati con più farmaci (multimorbidità e politerapia) rende necessaria una particolare competenza nella gestione del rischio clinico e la conoscenza di specifiche pratiche per la sicurezza del paziente (es. prevenzione delle infezione correlate all’assistenza, del rischio nutrizionale, degli errori di terapia, delle lesioni da decubito, del vagabondaggio, dell’entrapment, ecc.. ).
Le RSA del prossimo futuro saranno presidi territoriali indispensabili e ben integrati nel sistema sanitario ,organizzati per interfacciarsi sia con gli Ospedali che con la medicina e l’assistenza socio sanitaria territoriale (Medico di famiglia, Casa della Salute, AFT), presidiando e soddisfacendo strutturalmente un bisogno di cure di riabilitazione post acuta, di assistenza e di mantenimento ad ampio spettro.
Questo renderà necessario un livello di coordinamento e integrazione notevole e quindi anche il possesso di competenze non tecniche da parte degli operatori.
Programma del corso e obiettivi formativi
Il corso è rivolto al personale sanitario che opera nelle RSA e che intende occuparsi di gestione del rischio clinico e sicurezza del
paziente (medici geriatri, medici di medicina generale, medici del lavoro, infermieri e tutti gli altri operatori esercenti le professioni sanitarie).
Gli obiettivi formativi sono relativi allo sviluppo di specifiche conoscenze e competenze quali:
- gestione del rischio clinico e del fattore umano in sanità (saper individuare le situazioni di pericolo, valutarne il rischio, implementare le misure di prevenzione operando secondo il modello PDSA);
- utilizzo dei sistemi di segnalazione e apprendimento, con particolare riferimento alle tecniche di analisi reattiva degli incidenti (audit per eventi significativi, root cause analisys ecc.) e proattiva (FMECA);
- conoscenza delle pratiche per la sicurezza delle cure più importanti nelle RSA (prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza, incluso SARS COV 2, handover, NEWS, SBAR, prevenzione del rischio nutrizionale, prevenzione degli errori di terapia,
- delirium, vagabondaggio, entrapment, lesioni da pressione e prevenzione del TEV. ecc.);
- capacità di saper implementare e diffondere le pratiche per la sicurezza delle cure;
- conoscenza del quadro normativo e delle responsabilità professionali derivanti dalla non applicazione di quanto prevede la letteratura internazionale per una buona assistenza al paziente geriatrica;
- competenze non tecniche quali (lleadeship, team working, consapevolezza situazionale, gestione dello stress.
Il programma formativo prevede 34 ore di lezioni preregistrate, per un totale di 12 CFU.
I moduli didattici approfonditi durante le lezioni sono:
- Modulo I – Introduzione al clinical risk management
- Modulo II – Organizzazione e strumenti di lavoro
- Modulo III – Buone pratiche per la sicurezza
Conseguimento dell’attestato di fine corso
Al termine del corso e dopo lo svolgimento di un test finale, ogni partecipante riceverà l’attestato di frequenza.
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