Sebbene il Mezzogiorno sia il territorio della zona Euro più esteso ed arretrato, è anche un contesto dalla grandi potenzialità  e differenziazioni interne, dove risiedono oltre venti milioni di abitanti (circa un terzo della popolazione italiana), con un tessuto produttivo che , pur debole e incompleto, potrebbe generare effetti positivi per il Paese.

Da un’indagine ISTAT 2023 si evincono 10 problemi emersi per quanto riguarda il mezzogiorno, di cui il pnrr si prefissa di combattere:
  1. Da più di 20 anni il “PIL pro-capite” nel Mezzogiorno si aggira intorno al 55-58% del Centro-Nord; nel 2021 il PIL reale è di circa 18mila euro (33mila nel Centro-Nord). Tutto il Mezzogiorno si colloca sotto la media nazionale;
  2. Il livello d’istruzione nel Mezzogiorno conferma una grave arretratezza: migliora nelle giovani generazioni ma lo svantaggio è ancora molto ampio;
  3. La condizione lavorativa vede fortemente penalizzati i giovani meridionali. Dal 2000 in poi si registrano abbastanza stabilmente circa 3 occupati ogni 10 in meno nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord (25-34 anni). Tranne rare eccezioni, l’intero Mezzogiorno presenta tassi di occupazione giovanile molto inferiori alla media;
  4. Ne scaturisce una preoccupante ripresa dell’emigrazione di massa. Nel 2020, Sud e Isole hanno perso ben 42 giovani residenti (25-34 anni) ogni 100 movimenti anagrafici nei flussi interni extra-regionali (+ 22 nel Centro-Nord) e 56 su 100 in quelli esteri (49 nel Centro-Nord). Il fenomeno è accentuato nelle province con bassa occupazione e nelle cosiddette “aree interne”;
  5. Nell’ultimo ventennio il processo di digitalizzazione è stato molto rapido, ma il Mezzogiorno non ha ancora recuperato il gap di partenza: il 60% circa dei residenti ha opportunità ridotte di accesso alla Banda ultra-larga, e circa 1 su 5 (17,3%) vive in contesti molto distanti da questo standard (4,2% nel Centro-Nord);
  6. L’obsolescenza delle reti idriche è un fattore critico data la sempre più grave siccità che interessa il Paese. Nel Meridione spesso si registrano perdite per circa la metà dell’acqua per uso civile. Livelli di inefficienza superiori alla media caratterizzano tre quarti delle province del Mezzogiorno (1/4 nel Centro-Nord);
  7. Il Mezzogiorno presenta una dotazione di infrastrutture di trasporto visibilmente inferiore alle altre ripartizioni. La densità della rete ferroviaria è nettamente più bassa, soprattutto nell’alta velocità;
  8. Nel Mezzogiorno, gli outcome dell’istruzione sono notevolmente peggiori: le competenze degli studenti risultano più basse in tutte le discipline e il gap aumenta nei diversi gradi d’istruzione.;
  9. I servizi per l’infanzia sono cruciali per la crescita del bambino e per l’occupabilità delle donne con figli. L’offerta di questi servizi è in crescita su tutto il territorio nazionale, ma i gap restano significativi. Due terzi dei bambini (0-3 anni) nel Mezzogiorno vive in contesti con livelli di offerta inferiori agli standard nazionali e il 17,8% in zone con una dotazione molto bassa o nulla (5,3% nel Centro-Nord);
  10. Divari territoriali rilevanti caratterizzano l’efficienza, appropriatezza e qualità dei servizi sanitari. Nel Mezzogiorno, soprattutto in alcune regioni, la contrazione della spesa pubblica ha inciso negativamente sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Infatti per questo permane una diffusa “emigrazione sanitaria”.

Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi a Sai Consulting e contattare il numero 3775535947.

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