Venerdì scorso è nato il governo Draghi. Sebbene siano molti i politici in carica, ai tecnici sono stati affidati tutti i ministeri chiave. La nuova squadra di ministri, costituita per un terzo di donne, dà spazio a tutti i partiti dell’ampia maggioranza che sostiene l’esecutivo, con – appunto – figure di fiducia del premier in dicasteri chiave.
Ecco la lista dei 23 ministri:
Senza portafoglio:
– Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento;
– Vittorio Colao all’innovazione;
– Renato Brunetta alla Pubblica amministrazione;
– Maria Stella Gelmini agli Affari regionali;
– Mara Carfagna al Sud;
– Elena Bonetti alle Pari opportunità;
– Erika Stefani alle Disabilità;
– Fabiana Dadone alle Politiche giovanili;
– Massimo Garavaglia ministro del Turismo.
Con portafoglio:
– Luigi Di Maio al dicastero degli Esteri;
– Luciana Lamorgese all’Interno;
– Marta Cartabia ministro della Giustizia;
– Lorenzo Guerini alla Difesa;
– Daniele Franco all’Economia;
– Giancarlo Giorgetti ministro Sviluppo Economico;
– Stefano Patuanelli all’Agricoltura
– Roberto Cingolani alla Transizione ecologica.
– Roberto Giovannini ministro per le Infrastrutture,
– Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione;
– Cristina Messa titolare dell’Università;
– Andrea Orlando titolare del Lavoro;
– Dario Franceschini alla Cultura
– Roberto Speranza alla Salute.
I temi prioritari su cui Mario Draghi inizierà la sua esperienza di Governo avranno riguardo alla Salute, al lavoro, ai giovani. Ma anche alle partite Iva che tanto hanno sofferto i lock down dovuti alla pandemia.
Sul fronte della salute, appare sicuro un ritocco al Recovery plan per destinare più fondi al settore. Già qualche mese fa, in tempi non sospetti, Draghi sostenne in pubblico che bisogna «spendere molto di più sulla salute, perché la pandemia ha evidenziato l’importanza di avere buone strutture di assistenza e un sistema robusto».
Tra le priorità del premier incaricato c’è anche il lavoro, soprattutto in vista della scadenza del divieto di licenziamento prevista per fine marzo, aspetto sottolineato da Draghi quando ha ricevuto il mandato dal Capo dello Stato. Il suo obiettivo dichiarato sarà quello di evitare danni per i lavoratori e per le loro famiglie creando nuovi posti di lavoro anziché concentrandosi sul salvare quelli vecchi. Insomma, meno sussidi e più opportunità per chi ormai fatica a sopravvivere e facilitare la ristrutturazione delle aziende anziché il loro fallimento.
In quest’ottica, vanno favoriti i giovani perché – come lui stesso ha affermato all’ultimo meeting di Comunione e Liberazione della scorsa estate – privare i ragazzi di un futuro «è una delle forme più gravi di diseguaglianza». Le risorse, ad avviso di Draghi, devono concentrarsi sulla scuola e sulla cultura, cioè sulla preparazione e sulla conoscenza.
E poi ci sono le partite Iva, che attendono gli aiuti promessi da un decreto Ristori 5 bloccato dalla crisi di Governo. Draghi dovrà trovare il modo per sostenere chi ha pagato il conto della pandemia «per decreto», con chiusure obbligatorie e pesanti limitazioni.